L’ALBA, sull’isola verde

Arrivò sulla terrazza che era ancora buio, passando per giardinetti e stradine tra i bungalow. Nemmeno la luna bastava a illuminare il suo passaggio eppure Veronica aveva un desiderio forte che le premeva in petto e che forse l’aveva svegliata a metà notte: attendere l’alba.
L’aria fresca delle ore sulla pelle faceva dimenticare il caldo asfissiante di quella estate e come rugiada si posava sulla pelle un luccichio frammisto di salsedine di un mare ai piedi della collina.
Il silenzio era totale, appena spezzato dal canto di sirene tra le onde che placidamente si infrangevano sulla battigia e, sebbene la distanza, questi giungeva a lei come se piuttosto che su una terrazza in alto alla collina lei fosse in riva al mare.
Il mare era un manto di velluto sul quale si rifletteva il cielo grigio che non è della notte né appartiene al giorno ed era così piatto che visibilissimi sul manto erano i percorsi tracciati dalle maree notturne che, ritirandosi, avevano svelato gobbe di rocce che riemergevano solo di notte e ad acque calme.
Seduta, come le gambe tese e poggiate alla ringhiera di ferro della terrazza dell’albergo, immersa con l’anima come se fluttuasse in quella immensità, mentre il faro sulla punta del promontorio alternava la sua luce ancora per un pò prima di spegnersi al giorno, Veronica asseriva a se stessa che molto della meraviglia del Creato noi perdiamo mentre dormiamo e che una volta almeno nella vita tutti dovrebbero concedersi un’emozione simile.
Ci fu uno stacco improvviso in cui fu chiarissimo vedere la luce vincere le tenebre e le stelle affievolire il proprio luccichio e il mare tingersi di un nuovo colore, che non era più il nero velluto né il grigio che si mesceva adesso a un bianco candido simile alla schiuma di mare che spumeggiava di sale.
Le sirene le avevano parlato preannunciando giorni che lei avrebbe dovuto cavalcare come onde, perché si compissero passaggi simili solo all’arrivo dell’alba, dalle tenebre alla luce, quando il Sole resta ancora un astro nascosto alla Luna e il promontorio verdeggiante non è altro che un’ombra scusa sul mare.


da I GIORNI DEL SALE – 2016, III giorno
di Daniela Schiarini
Siamo cresciuti nel vento d’Estate
che come brezza si muoveva tra i nostri capelli
per farli danzare.

I miei, fili d’oro
I tuoi, con qualche filo d’argento.

Eravamo bambini
quando in mare
cercavamo conchiglie da svelare
perché custodissero i nostri segreti.

Abbiamo nuotato come delfini
Vinto le mareggiate
Riposato sulla sabbia…

Ogni volta mi baci con gli occhi
Ogni volta mi stringi, ma non mi tocchi.

Daniela Schiarini
– in foto

– tutti i diritti riservati
“Sto gelando” disse Molly.
“Potremmo tirare in secco la barca per ripararci dal vento, e forse riusciremo a fare una tenda con la vela.” – dall’omonimo romanzo di Sloan Wilson

210 pensieri riguardo “L’ALBA, sull’isola verde”

  1. Con una dolcezza innata riesci a descrivere quanto di più romantico e profondo caratterizza una bellissima storia d’amore…complimenti Amica mia Dany

    1. Grazie Sebastiano 🌹
      L’intenzione è proprio quella di creare un’immagine quanto più reale alla castità di cuore, al rispetto per una Bellezza che è prima di sentimenti altrimenti non eleva…l’anima 😊

  2. Daniela riesce a rendere tridimensionale l’incantevole atmosfera tratteggiata. Personaggi e scenografia diventano protagonisti assoluti di un racconto suggestivo e sensuale. Bravissima!

    1. Grazie di cuore Fabio, ti confermi mio lettore attento ai dettagli e capace di coglierne i colori…
      A breve il prossimo!

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